Spettacolo per ragazzi
Ore 18.00 Anfiteatro comunale – Borgo di Chianalea
Il viaggio di Ulisse
con Enzo dè Liguoro
Antigone quartet Concerto
di Elena Bucci e Marco Sgrosso
Sensori e live electronics di Raffaele Bassetti
Produzione Le Belle Bandiere
Grande tragedia di contrasti, l’Antigone di Sofocle ci ha colpito soprattutto per la straordinaria nettezza nell’affrontare un tema mitico ma di sconcertante attualità, messa in risalto dalla semplicità poetica di una lingua apparentemente così lontana e tuttavia capace di attraversare i secoli, le mode, i mutamenti effimeri, senza nulla perdere dello splendore diretto della sua comunicatività. Entriamo nel mondo della tragedia greca stregati dal mistero che la avvolge, dal fascino delle rovine,dalle domande intorno ad una complessità di linguaggi un tempo leggibile a tutti e ora da decifrare. Creiamo una partitura per voce, azioni e suono, basata sul testo di Sofocle, ma con un’attenzione a più recenti riscritture della tragedia, da quella di Jean Anouilh a quella di Bertolt Brecht, che ne hanno moltiplicato le prospettive poetiche, psicologiche o etico-politiche. Questo percorso per narrazione musicale della vicenda di Antigone –che oppone la sua ferrea etica umana a quella ostinata del buon governo del suo antagonista Creonte –non esclude l’apertura ad una visione più ampia del ciclo di Tebe, attingendo anche alle altre tragedie di Sofocle che inquadrano il grande tema della Cecità che da Edipo stesso –flagellatore dei propri occhi incapaci di vedere la verità -si trasmette a Creonte, incapace di vedere al di là della propria arroganza di sovrano, e a Tiresia, infallibile veggente senza occhi. Registrazioni, musica elettronica e dal vivo e suono ai sensori si miscelano alle parole in una tessitura che avvolge e racconta, come si assistesse ad una veglia per Antigone, per il corpo di Polinice e di altri insepolti più vicini nel tempo, una veglia per una nostra antica identità perduta. Siamo Creonte ed Antigone, ma anche Ismene ed Emone, il messaggero e le guardie. Incarnando molti punti di vista, compreso quello del coro, cantato e danzato, ci impossessiamo in profondità del testo e delle sue molte valenze. In epoche tiepide e cariche di paura, ci appare salutare immedesimarci in un tema come questo. Il teatro rimane oggi uno dei pochi riti collettivi attraverso il quale una comunità si ritrova a sentire e a pensare insieme, attraverso sollecitazioni non soltanto intellettuali ma anche fisiche. Se la mente e la storia ci dicono che il dolore e l’incomprensione intessono la vita in ogni sua parte, il teatro e l’azione ci inducono a lottare perché esista una catarsi, che, attraverso la celebrazione del rito, cambia forma e senso a seconda del pubblico, del tempo, del luogo.
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Il Sito
Scilla (anticamente’ u Scigghiju’ in dialetto reggino) è un comune italiano di 5.160 abitanti della provincia di Reggio Calabria. Importante località turistica e balneare poco a nord di Reggio, Sia la rocca che la cittadina sono contornate da un alito di mistero dovuto all’intrecciarsi di alcuni miti come quello raccontato da Omero, che narra del passaggio della nave di Ulisse tra Scilla mostruosa e Cariddi vorace. Scilla è il mostro a sei teste e un ventre da cui spuntano cani furiosi. Essa se ne sta nascosta nelle cavità della roccia sullo stretto, scrutando le prede nel mare.Oggi la sua figura appare come emblema del comune di Scilla, rappresentata come sirena che termina con una doppia coda di pesce; ma diversamente fu descritta da Omero nell’Odissea (Od. XII 85 ss.): “…mirando la grotta cupa…Là dentro Scilla vive, orrendamente latrando: la voce è quella di una cagna neonata, ma essa è mostro pauroso, nessuno potrebbe aver gioia a vederla. I piedi son dodici, tutti invisibili, e sei colli ha, lunghissimi: e su ciascuno una testa da fare spavento; in bocca su tre file di denti e serrati, pieni di nera morte. Scilla costituisce uno tra i borghi più belli e caratteristici d’Italia, meta di artisti in ogni epoca e di ogni nazionalità e frequentatissima meta estiva. Il più antico borgo di Scilla è Chianalea e deriva il suo nome da “piano della galea”, ma è chiamato anche Acquagrande o Canalea, perché le piccole case che sorgono direttamente sugli scogli sono separate le une dalle altre da piccole viuzze, simili a canali, che scendono direttamente nel mare Tirreno. Chianalea viene anche denominata “la piccola Venezia” per il modo in cui le case sono situate: poggiate completamente sull’acqua.