Reggio Calabria (῾Ρήγιον, Regium)
Fondata dalla colonia calcidese nella metà dell’VIII sec. a. C.. R. C. venne fondata presso il fiume Apsias . L’Apsias è con ogni probabilità l’odierno Calopinace e la città si sviluppò tutta verso N-E. Reggio anche in età antica presentava quella forma allungata che le è caratteristica e, per stabilirne i limiti soccorrono, come è ovvio, i resti della cinta muraria e la presenza delle necropoli. Lungo la costa, ma fuori le mura, doveva essere il santuario di Artemide presso il quale si accamparono le forze ateniesi al tempo della spedizione di Sicilia, nel 415 a. C. Una recentissima scoperta, lascia ritenere che la città si estendesse a N-E fino all’attuale via Vòllaro, dove una volta scorreva il torrente Santa Lucia: anche da questo lato il muro è in doppia cortina, ed appena fuori di esso cominciano le aree sepolcrali (Santa Lucia, Santa Caterina, Pentimeli). Infine sul lato S-O il terreno si eleva gradatamente verso il sistema aspromontano: è questa probabilmente la zona ove è da ricercare l’acropoli, ma qui del muro di cinta non resta traccia sicura. Scoperte fortuite hanno rivelato nel settore N-O della città una vasta zona sacra d’età arcaica e classica; da essa provengono fra l’altro elementi architettonici fittili di alto interesse e materiale votivo (aree Griso-Laboccetta, Sandicchi, Taraschi-Barilla) e recenti scavi hanno messo in luce le tracce di un tempietto e di altre costruzioni da collegare con l’esistenza del santuario. Nei pressi furono trovati anche i resti di un odèon. Lo stereobate di un altro tempio è stato intravisto sotto l’attuale prefettura. Per l’età romana v’è una iscrizione che attesta l’esistenza di un tempio d’Iside e Serapide, ed un’altra che menziona il templum Apollinis maioris. Gli scavi hanno messo in luce importanti ruderi di edifici termali, di abitazioni private e forse anche di pubblici edifici. Questi ruderi, interessanti soprattutto per la presenza di mosaici che scendono fino ad età imperiale inoltrata, sono stati trovati, insieme con basi onorarie e con altro materiale, soprattutto intorno alla odierna piazza Italia.I resti di mura in località Trabocchetto, dominavano l’area centrale della città e costituiscono la prosecuzione dei resti murari individuati, più ad nord, in loc. Collina degli Angeli poiché risultano perfettamente allineati ad essi. In questo tratto è documentata la sovrapposizione di due fasi successive di edificazione del muro: la prima in mattoni crudi e la seconda ottenuta mediante il sezionamento della cortina muraria precedente, che venne parzialmente riutilizzata come riempimento di una doppia cortina di blocchi isodomi in arenaria.
Nell’89 a.C. divenne municipium romano. Nel IV secolo d.C. divenne residenza del governatore (corrector) della Lucania e del Bruzio. Nel 61 d.C. San Paolo, nel corso dei suoi viaggi, fece tappa anche a Reggio. Per più di cinque secoli rimase sotto il dominio dei Bizantini. Dal IX secolo, Reggio fu oggetto di ripetute incursioni e razzie da parte degli Arabi di Sicilia. Nel 1060 Reggio fu conquistata dai Normanni di Roberto il Guiscardo; venne istituito il primo arcivescovato latino, nel 1267 passato sotto il dominio degli Angioini. Nel 1433 il re aragonese Alfonso il Magnanimo conquistò Reggio.
Museo Nazionale di Reggio Calabria.
Il Museo Nazionale di Reggio Calabria è uno dei musei archeologici più prestigiosi d’Italia, in quanto ospita numerose e significative testimonianze delle colonie della Magna Graecia fiorite in Calabria. La sede che lo ospita, è un edificio progettato, fra i primi in Italia, ai soli fini dell’esposizione museale; è opera di Marcello Piacentini, uno dei massimi architetti del periodo fascista, che lo concepì in chiave moderna dopo aver visitato i principali musei di Europa.
I resti di mura in località Trabocchetto, dominavano l’area centrale della città e costituiscono la prosecuzione dei resti murari individuati, più ad nord, in loc. Collina degli Angeli poiché risultano perfettamente allineati ad essi. In questo tratto è documentata la sovrapposizione di due fasi successive di edificazione del muro: la prima in mattoni crudi e la seconda ottenuta mediante il sezionamento della cortina muraria precedente, che venne parzialmente riutilizzata come riempimento di una doppia cortina di blocchi isodomi in arenaria.
Le mura greche visibili sul Lungomare Falcomatà, appartenenti alla cinta muraria occidentale, risalgono alla metà del IV secolo a.C. Questo tratto presenta una doppia cortina, fiancheggiata, nel lato prospiciente la città, da una serie di pilastri, oggi nascosti sotto la via Vittorio Emanuele III. I due muri che formano la doppia cortina corrono paralleli tra loro a una distanza di circa 4,50 metri e sono uniti, ad intervalli irregolari, da muri ortogonali che si legano alle cortine. Si vengono così a determinare degli spazi interni di forma rettangolare ricolmati da un riempimento di pietre e detriti.