di Aristofane
Adattamento di Maria Pia Battaglia
Regia: Elisabetta Pozzi.
con:
Francesco Migliaccio: Parente di Euripide.
Filippo Gessi: Euripide.
Elisabetta Femiano: Demetra.
Silvia Salvatori: Persefone.
Gabriele Rametta: Agatone.
Francesco Godina, Andrea Pacelli, Andrea di Falco, Nicola
Pighetti: Servi di Agatone e Guardie.
Barbara Esposito: Sacerdotessa.
Teresa Timpano: Donna I.
Miryam Chilà: Donna II.
Giuseppe Nitti: Clistene.
Le allieve del Laboratorio “La Festa delle Donne” Adriana
Cuzzocrea, Lucia Femia, Giulia Lombardo, Nicole Strangio:
Coro delle Donne.
Collaborazione Artistica: Francesca Ciocchetti.
Aiuto Regia: Francesco Biagetti.
Musiche originali e disegno luci: Daniele d’Angelo.
Direzione di scena: Nicola Pighetti.
Scenotecnica: Nicola Pighetti e Roberto Piazzolla.
Costumi: Silvia Salvatori.
Realizzazione dei costumi: Anna Marzano e Maria Antonietta
Irilli.
Trucco: Francesco Biagetti.
Foto di scena: Sabine Steiner.
Produzione: SCENA NUDA e FATTI NON FOSTE.
Partners istituzionali: MiC, Regione Calabria, Città
Metropolitana di Reggio Calabria, Comune di Portigliola.
Note di Regia
“La festa delle donne” è una delle commedie meno note e rappresentate di Aristofane. Le donne, riunitesi in occasione delle Tesmoforie – le feste in onore di Demetra e Persefone – decidono di mettere a morte Euripide, colpevole di aver parlato male di loro nelle sue tragedie. Il grande poeta
tragico dovrà dunque usare ogni astuzia per salvare la pelle.
Per quanto la commedia sia poco nota, il culto di Demetra e Persefone ha invece radici profondissime nella terra della Locride, che vanta resti archeologici unici al mondo e miti che affondano le loro radici nell’universo femminile. “La festa delle donne” è dunque un testo che in questo luogo assume
un peso specifico eccezionale.
Attraverso un lavoro collettivo e laboratoriale che ha coinvolto artisti, allievi e studiosi di questa terra abbiamo immaginato un mondo in continua tensione tra passato e presente, maschile e femminile, rituale e grottesco – onorandi le tradizioni antiche e recenti della Locride (passando dalle antiche formule magiche per i riti di Demetra alle straordinarie pupazze di Bova) e ridisegnando queste tradizioni all’interno della macchina comica aristofanea. L’occasione del testo è quella di evocare tematiche più che attuali, raccontando la coesione di un gruppo di donne riunito per combattere il pregiudizio e allo stesso tempo lo sgretolamento progressivo, sorprendente e rocambolesco, di tutti gli stereotipi legati al sesso, al genere e all’identità dell’individuo.
Elisabetta Pozzi