12 gennaio 2014
Premio UBU 2007 “Migliore attore italiano” e “Migliore testo italiano”
Premio Hystrio alla Drammaturgia 2010
Premio ETI – Gli Olimpici del Teatro 2007 Nomination “Migliore interprete di monologo”
Premio Ugo Betti per la drammaturgia 2008 “Segnalazione speciale”
Di e con Saverio La Ruina
Musiche dal vivo Gianfranco De Franco
Collaborazione alla regia Monica De Simone
Luci Dario De Luca
Organizzazione e distribuzione Settimio Pisano
Spesso, ascoltando le storie drammatiche di donne dei paesi musulmani, mi capita di sentire l’eco di altre storie. Storie di donne calabresi dell’inizio del secolo scorso, o della fine del secolo scorso, o di oggi. Quando il lutto per le vedove durava tutta la vita. Per le figlie, anni e anni. Le donne vestivano quasi tutte di nero, compreso una specie di chador sulla testa, anche in piena estate. Donne vittime della legge degli uomini, schiave di un padre-padrone. E il delitto d’onore era talmente diffuso che una legge apposita quasi lo depenalizzava. Partendo dalla “piccola” ma emblematica storia di una donna calabrese, lo spettacolo offre lo spunto per una riflessione sulla condizione della donna in generale. Parlando del proprio villaggio, parla della condizione della donna nel villaggio globale.
Nello spettacolo risuonano molteplici voci di donne. Voci di donne del sud, di madri, di nonne, di zie, di loro amiche e di amiche delle amiche, di tutto il parentado e di tutto il vicinato. E tra queste una in particolare. La “piccola”, tragica e commovente storia di una donna del nostro meridione.
Dal suo racconto emerge una Calabria che anche quando fa i conti con la tragedia vi combina elementi grotteschi e surreali, talvolta perfino comici, sempre sul filo di un’amara ironia.